L’estate 2019, calda ma non troppo siccitosa soprattutto nelle zone montane, ha fornito a tanti funghi superiori le condizioni favorevoli per la formazione dei loro carpofori (o meglio sporofori), fondamentali per la riproduzione sessuata tramite le numerosissime microscopiche spore prodotte nell’imenio (la parte fertile, disposta a seconda dei casi su superfici lisce, lamelle o tubuli). Anche nel parco non sarà sfuggita ai frequentatori una presenza di funghi maggiore rispetto agli anni passati. La specie più abbondante è stata sicuramente Armillaria mellea (noto come “chiodino”), un fungo molto diffuso e commestibile (ma attenzione: solo se molto cotto, senza gambo e liquido di cottura e non raccolto dopo una gelata o congelato da fresco!). Sono comparse anche specie dei generi Amanita, Panus, Clitocybe, Volvopluteus e altri. In questi giorni nei pressi dell’orto sotto al bosco recintato è ancora presente una specie di aspetto molto singolare, che era comparsa già all’inizio di novembre. Si tratta di Helvella crispa, un fungo ascomicete (le spore sono contenute in sacchetti allungati detti aschi) con gambo molto costoluto, cavo e di consistenza elastica, sopra al quale si trova la “mitra”, formata da vari lobi irregolari che custodiscono un imenio a superficie liscia. In passato la specie era considerata commestibile, ma molti casi di intossicazione oggi ne sconsigliano l’utilizzo per la presenza di una sostanza (la giromitrina) ritenuta pericolosa e pare anche cancerogena. Se le condizioni saranno favorevoli forse sarà possibile rinvenire ancora qualche specie curiosa nelle prossime settimane, ma senza certezze, perché i “funghi”, si sa, sono per loro natura imprevedibili e temporanei.
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